Che si tratti di un redattore in prova, un collaboratore freelance o un aspirante pubblicista, oggi chi scrive per una testata online deve padroneggiare molto più della grammatica. Scrivere un articolo di giornale nel 2025 significa navigare tra SEO, etica professionale, algoritmi editoriali e fiducia del lettore. È un mestiere che richiede metodo, consapevolezza e aggiornamento costante. Ecco perché questa guida non è solo una traccia tecnica, ma un vademecum completo per chi vuole scrivere in modo efficace, responsabile e ben posizionato online.
Il valore dell’articolo oggi
In un’epoca in cui tutti possono scrivere, pubblicare, commentare e diffondere contenuti, la differenza tra un testo qualsiasi e un vero articolo giornalistico si fa sempre più netta. Ma anche più necessaria. Scrivere un articolo di giornale non è un esercizio di stile: è un atto di responsabilità. Significa raccontare fatti in modo documentato, offrire chiavi di lettura autorevoli, scegliere le parole con cura e metodo.
Nel contesto del giornalismo online – fatto di titoli che corrono, notizie che invecchiano in ore, algoritmi che premiano l’engagement – sapere come costruire un articolo efficace, informativo e SEO oriented è oggi una competenza essenziale per chi lavora in redazione. Un articolo ben fatto è un ponte tra la verità e il lettore.
La base: accuratezza, spirito critico e verifiche
Il punto di partenza è sempre lo stesso: la notizia. Senza notizia, non c’è articolo. Ma una notizia, per essere davvero tale, deve essere vera, rilevante e verificabile. L’errore più grave che un giornalista possa commettere è scrivere senza aver prima verificato la fonte, il dato, la dichiarazione.
I social network non sono fonti attendibili. Possono offrire spunti, possono segnalare tendenze, ma non devono mai essere trattati come fonti primarie. Le redazioni serie adottano criteri precisi per la validazione delle notizie: si controllano le testate che ne parlano, si risale all’origine dell’informazione, si valuta l’attendibilità dell’autore.
In questo processo, la guida è sempre la stessa: il direttore responsabile. È lui che stabilisce le regole interne, che impone standard elevati di affidabilità, che protegge la testata dalle derive del sensazionalismo. In una redazione digitale seria, le direttive sono chiare: NO fake news, NO clickbait. Un articolo di giornale ha il dovere di informare, non di inseguire clic.

Costruire un articolo: la struttura che regge tutto
Ogni articolo giornalistico ben scritto si regge su una struttura che non è solo formale, ma funzionale alla comprensione. Parliamo della famosa piramide rovesciata, uno schema che permette di organizzare le informazioni in ordine decrescente di importanza.
L’attacco
Conosciuto anche come lead, è il primo paragrafo. Qui si concentrano le informazioni essenziali: chi, cosa, quando, dove, perché. È la sezione più importante perché decide se il lettore continuerà o abbandonerà. Deve essere chiaro, incisivo, completo ma sintetico. Non esiste un secondo tentativo per fare una buona prima impressione.
Le 5 W: la bussola del giornalismo
Ogni articolo che si rispetti nasce da una semplice ma potentissima formula: le cinque W. Sono le domande fondamentali che ogni lettore si pone davanti a una notizia e che ogni giornalista deve saper anticipare e soddisfare.
- Who – Chi è coinvolto?
- What – Che cosa è successo?
- When – Quando è accaduto?
- Where – Dove è successo?
- Why – Perché è successo?
In alcuni contesti si aggiunge anche la sesta domanda: How – In che modo è accaduto?
Queste coordinate non sono una gabbia formale, ma una guida pratica alla costruzione dell’attacco. Possono essere esplicitate in poche righe o distribuite con equilibrio nel corpo dell’articolo, ma devono sempre essere presenti. Non rispondere a una di queste domande significa lasciare un vuoto nell’informazione, che il lettore noterà subito.
Un giornalista non racconta solo i fatti: li inquadra, li ordina e li rende comprensibili. E le 5 W sono lo strumento con cui costruisce la prima relazione di fiducia con chi legge.

Lo schema base per costruire un articolo informativo.
La spalla
Segue immediatamente l’attacco e funge da raccordo. In questa parte si iniziano a fornire dettagli aggiuntivi, spiegazioni, contesto. Si può citare una fonte, riportare un’agenzia, introdurre una testimonianza. La spalla serve a consolidare l’interesse suscitato dall’attacco.
Il corpo centrale
È qui che l’articolo prende respiro. Il giornalista sviluppa la notizia, approfondisce, introduce dati, confronta versioni, inserisce dichiarazioni dirette. Il tono deve restare oggettivo, anche se il giornalista può – e spesso deve – saper evidenziare ciò che è rilevante rispetto a ciò che è secondario. La scrittura deve essere fluida, scorrevole, ma sempre rigorosa.
Dare voce agli esperti: il valore delle fonti dirette
Ogni buon articolo dovrebbe poggiare non solo su dati e osservazioni, ma anche su voci autorevoli. Cercare il parere di un esperto, raccogliere una dichiarazione, inserire una citazione diretta sono pratiche fondamentali per dare forza al racconto e aumentare la fiducia del lettore. Non si tratta di riempire lo spazio, ma di inserire punti di vista qualificati che aiutino a interpretare la notizia o a fornire un quadro tecnico più chiaro.
Una dichiarazione ben scelta può chiarire, rafforzare, contestualizzare. L’intervista, anche se breve, arricchisce l’articolo di un elemento umano e rende l’informazione più credibile. In un’epoca dominata dalla riproduzione automatica dei contenuti, il giornalismo professionale si riconosce nella capacità di andare oltre, di cercare la fonte giusta e darle spazio.
Ogni volta che possibile, chiedi, ascolta, verifica e attribuisci. Un esperto intervistato, un operatore del settore citato con nome e qualifica, o anche una fonte tecnica ben contestualizzata fanno la differenza tra un pezzo informativo e un contenuto realmente giornalistico.
La chiusura
Conclude il pezzo. Può essere una sintesi, una proiezione futura, una dichiarazione finale o – per giornalisti con una certa autorevolezza – anche un commento. In ogni caso, non deve mai tradire il tono dell’articolo. Non è un’occasione per sorprendere, ma per accompagnare il lettore all’ultima riga senza perdere coerenza.

Titoli e sottotitoli: scrivere per essere letti (e trovati)
Il titolo è il 50% del successo di un articolo. Su un giornale cartaceo, deve catturare a colpo d’occhio; online, deve far cliccare senza tradire. Ma attenzione: non è solo una questione di creatività.
Un buon titolo deve contenere la parola chiave principale, rispettare i limiti di lunghezza (idealmente sotto i 60 caratteri), ed evitare formule ingannevoli. Il clickbait è controproducente: danneggia la reputazione, abbassa i tassi di permanenza, penalizza il ranking.
I sottotitoli, invece, servono a segmentare il testo. Sono cruciali per la leggibilità e per la SEO. Permettono ai motori di ricerca di comprendere meglio il contenuto e aiutano il lettore a orientarsi nel testo. Ogni sottotitolo dovrebbe introdurre un’idea nuova, mai solo “riempitivo”.

Quanto deve essere lungo un articolo di giornale?
Spesso ci si chiede quale sia la lunghezza ideale di un pezzo. La risposta dipende dal tipo di notizia, ma con alcune precisazioni fondamentali. Un articolo per essere tale deve contenere una notizia, trattata in modo originale, approfondito e contestualizzato. Non è sufficiente “riscrivere” quanto detto da altri: serve aggiungere valore.
Su una testata online, la lunghezza minima dovrebbe aggirarsi sulle 400-500 parole, ma gli articoli che performano meglio su Google News o Discover superano regolarmente le 800-1000 parole. Nei long form più autorevoli si arriva senza problemi alle 1500 o 2000 parole, purché non si perda la qualità.
La parola d’ordine è completezza informativa. Più che contare le righe, bisogna domandarsi: il lettore ha davvero capito tutto ciò che conta? Ho anticipato le sue domande? Ho offerto spunti, contesto, chiarezza?
SEO e giornalismo: un matrimonio possibile
Scrivere un articolo giornalistico non significa ignorare le regole dell’indicizzazione. Anzi. Le migliori testate integrano la SEO nella routine redazionale. Ciò non vuol dire forzare parole chiave nei testi, ma saperle inserire in modo naturale, nel titolo, nei sottotitoli, nel corpo.
Un articolo SEO deve avere:
- una keyword principale e 2-3 secondarie correlate;
- una struttura con H2 e H3 ben organizzati;
- link interni a contenuti correlati;
- una meta description efficace e informativa;
- immagini con alt text coerente.
Ma soprattutto, deve rispondere all’intento di ricerca dell’utente. Perché Google, oggi, non premia solo le keyword, ma la pertinenza e l’utilità del contenuto.

Etica e responsabilità: il giornalismo non è solo scrittura
Ogni giornalista è anche un cittadino. E ogni riga pubblicata è una responsabilità. In un ecosistema fragile come quello dell’informazione digitale, l’etica conta quanto la tecnica.
Vuoi approfondire i rischi legati alla comunicazione online, alla libertà di espressione e al giornalismo responsabile? Leggi il nostro approfondimento su diffamazione, satira e responsabilità digitale per giornalisti e content creator.
Scrivere la verità, citarla con fonti, evitare sensazionalismi, rispettare le persone coinvolte sono doveri primari. Per approfondire le regole aggiornate della professione, incluse le nuove norme sull’uso dell’intelligenza artificiale nelle redazioni, ti consigliamo di leggere il nostro approfondimento sul Codice Deontologico del Giornalista 2025.
Come diceva Piero Ottone nel suo celebre decalogo: “Non dire mai: l’obiettività non esiste. È l’alibi di chi vuole raccontare palle.”
Scrivere per gli altri, non per se stessi
Un principio spesso dimenticato, ma essenziale, è che un articolo si scrive per chi legge, non per chi lo scrive. Il giornalismo non è una forma di espressione personale: è un servizio. La scrittura autoreferenziale, quella che cerca di mettere in mostra l’autore invece del contenuto, non appartiene alla cultura professionale di una redazione seria.
Ogni scelta stilistica deve rispondere a una sola domanda: “Aiuterà il lettore a capire meglio?” Se la risposta è no, quella scelta va rivista. È qui che si misura la maturità di chi scrive: non nel mostrare sé stesso, ma nel mettersi al servizio dell’informazione.
“Non si scrive mai per compensare un bisogno personale. Si scrive per informare, spiegare, servire chi legge. La notizia è del lettore, non dell’autore.”
Strumenti utili per la scrittura redazionale
Oggi un buon giornalista ha a disposizione una serie di strumenti che possono migliorare la qualità del lavoro:
- Google Trends: per valutare l’interesse del pubblico verso una notizia;
- Ubersuggest o Semrush: per studiare keyword e analisi SEO;
- Yoast SEO (su WordPress): per ottimizzare meta title e leggibilità;
- Grammarly: per correggere refusi e rendere più fluido il testo.
Tuttavia, nessun tool può sostituire l’esperienza, la sensibilità e il giudizio umano, che restano i veri tratti distintivi di una penna giornalistica professionale.
— Finley Peter Dunne
Scrivere bene è ancora un mestiere
Scrivere un buon articolo di giornale oggi è più difficile che in passato, ma anche più importante. In mezzo a un mare di contenuti improvvisati, l’autorevolezza si conquista con rigore, chiarezza e passione.
L’informazione digitale ha cambiato le regole del gioco, ma non i princìpi fondamentali. Ogni giornalista deve saper informare, spiegare, coinvolgere. E deve farlo senza mai cedere alla superficialità, alla fretta, al bisogno di visibilità a tutti i costi.
Perché il giornalismo, se fatto bene, non è mai solo scrittura. È servizio.
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