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Storia del giornalismo italiano e suo sviluppo nel corso del tempo

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Storia del giornalismo italiano e suo sviluppo nel corso del tempo

  • Aprile 10, 2024
  • Com 1
Scena dal film Quarto Potere con Charles Foster Kane tra pile di giornali stampati

La storia del giornalismo è davvero un susseguirsi di cambiamenti e adattamenti, influenzati non solo dalle tecnologie emergenti ma anche dalle dinamiche sociali e culturali del momento.

L’evoluzione del giornalismo è strettamente legata all’evoluzione della società stessa: le rivoluzioni tecnologiche, come l’invenzione della stampa, l’avvento della radio, della televisione e infine di Internet, hanno trasformato radicalmente il modo in cui le notizie vengono raccolte, elaborate e diffuse.

Inoltre, il ruolo del giornalista non è mai stato statico; è sempre stato necessario adattarsi ai cambiamenti tecnologici, ma anche comprendere e rispondere alle esigenze del pubblico, che a loro volta sono influenzate da fattori sociali, politici ed economici.

Il giornalismo è fondamentale per una società democratica, poiché fornisce informazioni cruciali per il dibattito pubblico e il controllo del potere. In questo contesto, l’aggiornamento costante e l’adattamento alle nuove sfide sono essenziali per mantenere l’integrità e la rilevanza del giornalismo nel panorama mediatico contemporaneo.

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Dalle gazzette del Seicento alla rivoluzione della stampa

Le origini del giornalismo italiano risalgono al Seicento, quando gli antichi “avvisi” manoscritti cedono il passo alle prime gazzette a stampa. Questi fogli settimanali, inizialmente diffusi a Firenze nel 1636 e a Genova nel 1639, contavano solo due o quattro pagine, ma segnarono l’inizio di una nuova forma di comunicazione pubblica.

Durante il Settecento, molte testate nascono con il sostegno delle autorità statali o religiose, e per questo soggette a forme di censura già radicate. Il primo grande cambiamento arriva con la Rivoluzione francese: la Dichiarazione dei diritti dell’uomo del 1789 sancisce la libertà di stampa come diritto fondamentale. È un impulso decisivo anche per l’Italia, dove nel periodo giacobino si registra un vero fermento editoriale: una ventina di giornali a Genova, quattro a Milano e decine a Napoli, Roma e Venezia.

Nasce così una forma iniziale di giornalismo politico e patriottico, incentrato sul confronto di idee e sul desiderio di costruire una coscienza nazionale. Nel XIX secolo, l’introduzione della macchina continua per la produzione della carta permette una maggiore diffusione della stampa, aumentando il numero di copie e la foliazione.

Tuttavia, l’analfabetismo resta elevato: nel 1861, quasi metà della popolazione italiana non sa ancora leggere. Ma la stampa cresce, diventa strumento di battaglia politica, educazione popolare e partecipazione civile.

Tabella sull'analfabetismo in Italia nel 1861, tratta dall'Annuario Statistico Italiano
Distribuzione degli analfabeti in Italia secondo il censimento del 1861: dati disaggregati per sesso e area geografica. Fonte: Annuario Statistico Italiano, 1864.

Il Novecento tra censure, agenzie e libertà riconquistata

Nel 1876, a Milano, nasce il Corriere della Sera, destinato a diventare uno dei più autorevoli quotidiani italiani. Allo scoppio della prima guerra mondiale, la stampa si divide tra neutralisti e interventisti, influenzando il dibattito nazionale. Ma l’arrivo del regime fascista cambia tutto: il 31 dicembre 1925, con le leggi fascistissime, la libertà di stampa viene abolita.

Il giornalismo entra in un periodo buio. Il regime impone l’iscrizione obbligatoria a un Ordine dei giornalisti controllato dal sindacato fascista. Nel frattempo, però, cresce la stampa clandestina della Resistenza, che diventerà fondamentale durante la lotta partigiana.

Nel 1944 nasce la FNSI (Federazione Nazionale della Stampa Italiana), sindacato unitario dei giornalisti, e nel 1945 viene fondata l’ANSA, la prima agenzia nazionale di stampa. Due anni dopo, l’Ansa crea Radio Stampa per trasmettere le notizie direttamente alle redazioni. Il 1º gennaio 1948, con l’entrata in vigore della Costituzione italiana, la libertà di stampa torna a essere un diritto riconosciuto.

Prima pagina del Corriere della Sera del 5 marzo 1876, anno di fondazione del quotidiano
La quarta uscita del Corriere della Sera, datata 5 marzo 1876: uno dei primi numeri del quotidiano milanese che diventerà punto di riferimento nazionale.

Nei primi anni Cinquanta, l’Italia conta oltre 100 quotidiani: una crescita favorita anche dall’introduzione della scuola dell’obbligo. È l’epoca dei giornali di partito, ciascuno legato a una precisa visione ideologica: Avanti!, L’Unità, Il Secolo d’Italia, Avvenire, L’Italia Libera. Tra le firme di rilievo: Sandro Pertini, Walter Veltroni, Giovanni Spadolini.

Solo tra gli anni ’70 e ’80 la stampa italiana inizia a utilizzare immagini fotografiche, grazie alla lastra a mezza tinta. È l’alba del fotogiornalismo, che documenta la cronaca in presa diretta. Con la diffusione delle macchine fotografiche portatili, anche il racconto visivo degli eventi diventa centrale.

Infine, l’arrivo della televisione cambia per sempre il modo di informare: non solo carta, ma voce, volto, immagini, ritmo. Il giornalismo entra nel cuore delle case italiane. E non ne uscirà più.

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L’avvento della televisione e l’informazione in diretta

Il 3 gennaio 1954 è una data simbolica per la storia della comunicazione italiana: viene trasmessa la prima trasmissione ufficiale della televisione italiana, con l’annuncio di Fulvia Colombo dagli studi Rai di Milano. In quel momento, prende il via il primo canale generalista pubblico del Paese, destinato a rivoluzionare il rapporto tra cittadini e notizie.

Inizialmente la copertura del segnale è limitata, ma entro la fine dello stesso anno, la televisione raggiunge già il 58% della popolazione. Solo tre anni dopo, nel 1957, la copertura si estende fino al 97% del territorio nazionale, portando la TV nelle case della maggior parte degli italiani. Questo nuovo mezzo ha una caratteristica inedita per l’epoca: trasmettere le notizie in diretta. Non più solo cronaca stampata il giorno dopo, ma immagini, volti, testimonianze in tempo reale.

Il giornalismo comincia così a subire trasformazioni profonde, non solo nel linguaggio e nel ritmo narrativo, ma anche nella funzione stessa dell’informazione, che da veicolo di riflessione diventa strumento di impatto immediato.

Roma, Cinecittà e la “dolce vita” dei periodici rosa

Parallelamente al boom della TV, l’Italia conosce una stagione d’oro dell’editoria popolare e illustrata. Aumenta la tiratura dei settimanali femminili e dei periodici rosa, che offrono letture leggere, fotoromanzi e rubriche dedicate a moda, costume, società e spettacolo. Queste pubblicazioni diventano parte integrante della vita domestica, contribuendo alla costruzione di un immaginario collettivo legato all’evasione e al benessere.

In quegli stessi anni, Roma diventa il cuore pulsante dell’industria cinematografica italiana. Cinecittà si trasforma nel secondo centro di produzione cinematografica al mondo, subito dopo Hollywood. Nasce così la cosiddetta “Hollywood sul Tevere”, tra star internazionali, registi visionari e una città che accoglie il jet set globale. È la stagione della “dolce vita”, raccontata da Fellini e immortalata dai flash dei paparazzi, ma anche alimentata dai giornali scandalistici e dalla cronaca mondana.

Donna davanti agli studi di Cinecittà a Roma negli anni Sessanta
Scorcio iconico dell’ingresso di Cinecittà negli anni Sessanta: il centro di produzione cinematografica che trasformò Roma nella Hollywood sul Tevere

1963: l’Ordine dei Giornalisti e la regolamentazione della professione

Il 3 febbraio 1963 viene approvata la legge n. 69, che istituisce ufficialmente l’Ordine dei Giornalisti, dando forma giuridica e normativa alla professione. La legge disciplina:

  • l’obbligo di iscrizione all’Albo per esercitare attività giornalistica retribuita;
  • la distinzione tra pubblicisti e professionisti;
  • le funzioni di vigilanza e tutela sul comportamento deontologico degli iscritti.

È un passo fondamentale per l’autonomia, la trasparenza e la responsabilità del mestiere del giornalista in Italia.

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Le TV libere e la nascita della concorrenza

Nel 1972, in un contesto ancora dominato dal monopolio Rai, nasce a Biella la prima emittente via cavo privata: TeleBiella. L’iniziativa di Peppo Sacchi apre la strada alla stagione delle TV libere, che si diffonderanno capillarmente negli anni successivi. Tra le prime a imporsi ci sono TeleNapoli, pioniera delle trasmissioni musicali locali, e a Roma “Goal di Notte” di Michele Plastino, talk show sportivo destinato a entrare nella memoria collettiva dei tifosi.

Queste esperienze locali anticipano l’arrivo delle televisioni commerciali nazionali, introducendo nuovi formati, pubblicità, e una narrazione sempre più spettacolarizzata dei fatti.

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Televideo e informazione testuale: la svolta del 1984

Il 12 gennaio 1984, la Rai lancia ufficialmente il Televideo, un servizio teletext accessibile direttamente dai televisori compatibili. Si tratta di una piattaforma con centinaia di pagine aggiornate in tempo reale, che consente ai cittadini di leggere notizie, risultati sportivi, meteo, orari dei treni e molto altro.

Sebbene il Televideo nasca con un certo ritardo rispetto ad analoghi servizi europei (BBC Ceefax nel Regno Unito, ARD-Text in Germania), rappresenta per l’Italia un salto verso la telematica domestica e una prima forma di fruizione autonoma delle notizie.

La legge Mammì e l’esplosione della televisione privata

Nel 1990, viene approvata la legge Mammì, la prima normativa italiana a regolamentare il sistema radiotelevisivo privato. Tra le principali disposizioni:

  • le TV private possono trasmettere regolarmente;
  • devono essere registrate come testate giornalistiche;
  • è obbligatoria la presenza di un direttore responsabile iscritto all’Ordine;
  • le emittenti devono produrre almeno un telegiornale regionale o nazionale.

Questa legge rappresenta un punto di svolta: crea migliaia di posti di lavoro, dà impulso al pluralismo televisivo ma solleva anche forti critiche per la concentrazione dei media, in particolare legata al gruppo Fininvest di Silvio Berlusconi.

Silvio Berlusconi davanti al logo Fininvest negli anni Ottanta
Silvio Berlusconi negli anni Ottanta alla guida di Fininvest: la holding che ha rivoluzionato la televisione commerciale italiana.

Gli anni ’90: la cronaca giudiziaria e il giornalismo investigativo

Il decennio si apre con una serie di eventi drammatici e clamorosi che scuotono la società italiana. La stagione di Tangentopoli e l’inchiesta “Mani Pulite”, avviata dalla Procura di Milano, porta alla caduta dei partiti storici e alla fine della cosiddetta prima Repubblica.

I giornalisti diventano protagonisti: seguono quotidianamente le indagini, anticipano le mosse dei magistrati, diffondono documenti riservati e verbali. Si afferma una nuova figura: il cronista investigativo, che fonde tecnica giornalistica e fiuto giudiziario. Il giornalismo d’inchiesta vive una delle sue stagioni più vive e discusse, tra scoop legittimi e derive sensazionalistiche.


Il cambiamento della cronaca nera: da pagina interna a fenomeno di massa

Parallelamente, cambia anche il modo di raccontare la cronaca nera. Un tempo confinata nelle pagine interne dei quotidiani, ora acquista visibilità e centralità. Il caso Maso del 1991 — in cui un ragazzo veneto uccide i propri genitori — segna uno spartiacque. Il fatto diventa un evento mediatico nazionale, amplificato da trasmissioni TV, talk show e speciali d’approfondimento.

Negli anni successivi, casi come quelli di Marta Russo, Erika e Omar, e il delitto di Cogne, daranno forma a un nuovo genere narrativo, in cui la cronaca si fonde con la fiction e il processo con lo spettacolo. La stampa, nel bene e nel male, diventa parte del racconto stesso.

Internet, ipermedia e fake news

Il giornalismo sperimenta una rivoluzione con l’avvento di Internet: l’informazione si sgancia dalla programmazione dei telegiornali e diventa continua, aggiornata minuto dopo minuto.

🗞️
I quotidiani nelle edicole subiscono un lento ma inesorabile declino, tanto che la Federazione Italiana Editori riporta una perdita di 2,4 miliardi di euro negli ultimi due decenni.
Fonte: Federazione Italiana Editori Giornali

In parallelo alla diffusione di Internet, proliferano numerosi siti che spesso veicolano notizie false, note come “bufale” o “fake news“. I giornali e le emittenti televisive, composti da giornalisti professionisti, si trovano quindi a dover affrontare una doppia sfida: continuare a informare con notizie verificate e contestualmente smentire quelle false diffuse da fonti non autorevoli.

L’Unione Europea ha adottato un Codice di buone pratiche sulla disinformazione, sottoscritto da grandi piattaforme digitali come Meta, Google, TikTok e X, con l’obiettivo di contrastare la diffusione di notizie false e contenuti dannosi. Il documento prevede misure concrete per identificare e rimuovere i contenuti palesemente falsi, anche su segnalazione degli utenti, promuovendo al tempo stesso la trasparenza delle fonti e la collaborazione con i fact-checker.
Ulteriori dettagli sono disponibili sul sito ufficiale della Commissione Europea dedicato alla lotta alla disinformazione.

Come riconoscere e combattere la disinformazione – Campagna ufficiale dell’Unione Europea
Visual della campagna UE su come riconoscere e contrastare la disinformazione digitale, con focus sull’uso consapevole dei social

Il giornale del futuro si preannuncia sempre più multimediale ed interattivo, in linea con i tempi, poiché il testo online è arricchito da immagini, video, file audio, consentendo al lettore di navigare le informazioni secondo un percorso personale, non più vincolato alla successione delle pagine. Il futuro dell’informazione è ipermediale, utilizzando diversi codici di comunicazione che possono essere fruibili in modo non lineare.

Nel vasto mondo del web, circolano innumerevoli notizie spesso prive di filtro, poiché chiunque può teoricamente cercare e diffondere informazioni bypassando la mediazione giornalistica. Nel corso del tempo, i giornali diventano sempre più compatti, con colori accesi e immagini predominanti. Tuttavia, si assiste anche a un fenomeno di “imbarbarimento” dell’informazione, con la prevalenza della violenza delle immagini e delle parole su approfondimenti e analisi.

Come riconoscere le fonti affidabili e difendersi dalle fake news?

In un’era in cui tutti urlano e le informazioni di qualità rischiano di essere soffocate dalla quantità schiacciante di notizie disponibili, giornalisti e utenti devono selezionare con attenzione le fonti, dando priorità a quelle autorevoli.

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La velocità è diventata un elemento cruciale nel giornalismo moderno, richiedendo una combinazione di competenza e tempestività per pubblicare notizie autentiche e di qualità. Se da un lato il giornalista deve essere rapido ed efficiente nella pubblicazione delle notizie, dall’altro deve essere astuto nella selezione delle fonti, che sono sempre più numerose grazie alla pubblicazione online.

L’uso dei social network è diventato parte integrante del panorama informativo, tanto che una buona informazione ora dipende anche da una condivisione ponderata, ben pianificata e diffusa sul web. La storia del giornalismo italiano, nonostante le molte sfide e i continui cambiamenti, è destinata a continuare senza sosta verso il prossimo cambiamento rivoluzionario.

L’introduzione di nuove tecnologie continuerà inevitabilmente a modificare le abitudini future dei lettori e di conseguenza anche il modo di lavorare dei giornalisti. Il cambiamento e il futuro sono imminenti, e l’opportunità di innovare e migliorarsi va sempre colta, al fine di offrire un’informazione sempre più completa e un futuro migliore.

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1 Comment

  1. Codice Deontologico Giornalisti 2025: cosa cambia e cosa sapere

    Luglio 3, 2025 at 7:53 pm

    […] comprendere appieno la portata di questo cambiamento è utile collocarlo nel solco della storia del giornalismo italiano. Dagli albori ottocenteschi fino all’avvento del digitale, passando per le battaglie per la […]

    Reply

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